GIUDIZI CRITICI
“È notevole l’impegno che il pittore si è assunto per la complessità e difficoltà delle composizioni. E’ una pittura personale i cui precedenti si potrebbero trovare nel genere metafisico. Fossali è un artista serio che affronta il suo difficile genere pittorico con la massima passione e farà sicuramente parlare di sé in avvenire, essendosi già creato il proprio ideale in una forma più che mai convincente e sicura”.

Fiorello Zangrando, “Il Gazzettino”, 14 gennaio 1960

 

“Fossali a Longarone (Vajont) ha perduto amici e compagni di studi. Ciò ha lasciato in lui una traccia profonda, tale da spingerlo “ad un’analisi della nostra condizione umana, alle contraddizioni di una società sviluppatasi tecnologicamente, senza creare lo sviluppo di nessun presupposto etico”. Le parole tra virgolette sono del giovane pittore che è entrato in una crisi profonda dalle quali sono maturate le opere di questa impegnativa mostra personale”.

Guido Trentin, “l’Unità” 26 settembre 1965

 

“…La pittura di Fossali è tormentata, estremamente lavorata. Ogni elemento spurio e provinciale qui cede il passo a rapporti di segni e di colori, che, nella loro contrapposizione dinamica, sono collocati sulla tela a sottolineare le contraddittorietà dei processi di ricostruzione biologica e formale dell’essere. Il mondo di Fossali si fa così specchio di ansie civili…. L’artista ha sempre fatto una pittura “complicata”, anche se apparentemente “gradevole”. Le realtà inconsce percorrono con insistenza i suoi quadri, dove marchingegni metallici e ossessionanti conchiglie si apparentano alla concretezza degli sguardi allucinati e al vagare di mani disperate alla ricerca di un appiglio.Questa complessità, d’altra parte non gli impedisce di comunicare….”.

Fiorello Zangrando, “Il Gazzettino”, 13 dicembre 1975

 
“…Le sue immagini scabre ed agitate costringono lo spettatore ad intervenire con la propria immaginazione, ad interpretare…perché Fossali dipinge così, lui che per gli studi artistici che ha compiuto conosce ogni finezza, ogni maniera formale e tecnica capace dimettere a proprio agio lo spettatore, di rassicurarlo, di fargli accettare immagini senza creargli eccessivi problemi? Rispondere a questa domanda significa comprendere un po’ meglio una parte importante dell’arte moderna e contemporanea…”.

Giorgio Seveso, “Calendario del popolo”, giugno 1980

 
“…l’amore per il disegno è sempre presente nella produzione artistica di Fossali, che va via via accentuando, in questi ultimi anni un interesse intellettualistico per il mondo mitologico e per il recupero letterario del mondo greco... strettamente connesso a questa riflessione sull’antico è il cambiamento della gamma cromatica che abbandona il colore acceso, denso, a macchie violentemente contrastanti, a favore di tonalità più tenui e delicate con dominanti verdi e violette…”.

L. Capano, G. Ginex, A. Negri, A. Scotti, in
Aspetti della Ricerca Figurativa 1970-1983,

catalogo della Mostra alla Rotonda di Via Besana, Milano, 1984,
vedi: La Pittura in Italia .Il Novecento 2, vol I,
a cura di Carlo Pirovano, Electa, Milano 1993

 
“…di quali messaggi sono portatori questi giovani? Che cosa mi fa impressione? Il mistero metafisicodi Vittorio Basaglia? Le apparizioni di Gino Fossali? O i fantasmi di Dimitri Plescan? Confesso che i giovani come questi che esprimino la complicata e intensa inquietudine dell’uomo di oggi mi sembrano i più interessanti…”.

Raffaele De Grada in “Nuova Rivista Europea”, febbraio 1984,
sulla mostra “Aspetti della ricerca figurativa 1970-1983”

 
“…certo non devono trarre in inganno le suggestioni delle forme e colori nei quadri di Fossali, poiché essi fanno parte del gioco insinuante della coercizione visiva, che affascina per irretire, che attrae per catturare attraverso l’occhio tutta la percezione e incatenarla allo schermo, facendola schiava dei suoi giochi infinitamente uguali a se stessi…con le sue costruzioni piacevoli all’occhio, con i suoi colori brillanti e molto espressivi, egli lancia un allarmante avvertimento intuitivo all’uomo irretito dalla bellezza dell’arte, dalla sublimazione e divinizzazione dell’opera come oggetto in se definito”.

Gaetano M. Bonifati, introduzione alla Mostra “Omaggio a Mikis Theodorakis” , Roma, giugno 1988

 
“…Gino Fossali nel pastello a olio come nella pittura a olio cerca effetti di grande tensione umana. Li realizza mediante un segno fortemente scandito, che definisce una personalità protesa alla ricerca di un gesto risolutore mediante una voce recitante che antepone gli acuti ai mezzitoni. Il colore acquista una funzione complementare destinata a sottolineare l’esasperazione di un atteggiamento che, nell’evidente leggibilità di una situazione, sposta l’attenzione dall’aspetto esterno dell’immagine a quelli che ne sono i significati reconditi, le motivazioni segrete…”.

Mario Monteverdi, Dizionario Critico Artitalia, 1990

 
“Dal fondo colorato del foglio affiora a poco a poco, per interventi successivi del pastello, un’immagine: forme aperte, mobili, che scorrono, fluttuano nello spazio in un continuo divenire, in un susseguirsi di linee. L’immagine si crea e si dissolve , si mostra e si nega, le forme sono libere, capaci di infinite metamorfosi, tuttavia non c’è arbitrarietà nella composizione, c’è comunque equilibrio, una struttura salda, una essenziale armonia nei rapporti di linee e forme”.
“L’erotismo, eterno rimpianto di una società ormai priva di sensazioni, viene espresso in questa fase in modo più sottile, con immagini meno dichiarate: è nell’abbandonarsi fiducioso, trasognato delle figure, o nel loro protendersi venato d’ansia”.

Marina De Stasio, Introduzione alla Mostra “Oeuvres Récentes” -
Galerie E.L.L.E.. Hauteville Lompnès, France, 1992

 
“Una pittura molto personale, dove si possono scorgere alcune influenze: Maria Vieira da Silva o Willem de Kooning, ma che lasciano grande spazio alle fantasie del pittore. Si può parlare di astrattismo lirico…. Un amore per il pastello a olio dai colori mutevoli e vaganti, immersi in spazi aerei dalla luminosità limpida e diffusa”.

Colette Le Choix, in “Le Progrès”, 19 giugno 1992

 
“La tecnica scelta è grafico-pittorica convocante una gestualità scritturale che mette in rapporto segno e spazio come voce e atmosfera, apparire della materia evanescente del mito come memoria e come mistero insieme…. Il racconto è suggerito da un ritmo segnico che non definisce i corpi, movendosi secondo una libera sintassi che dilata le suggestioni in evocazioni surreali di colori/fumi che assumono plasticità avvolgente, in azzurri, verdi, violetti che esaltano l’incorporeità del segno… tra interiorizzazione del reale ed esternazione del sentimento, dell’eros, dell’energia vitale e germinale”.

Giorgio Segato, introduzione alla “Pythia”,
Mostra alla Galleria Ciovasso di Milano, giugno 1998

 

“Appare evidente che Fossali, con questi suoi flussi e riflussi di stregante suggestione visiva ed evocativa, non voleva diventare il cantore anacronistico dei miti arcaici, bensì l’interprete, catarticamente inteso, tra l’onirico e il dissacrante, della nostra nebulosa di caotici eventi e di false credenze, di orge di potere e di sofisticati armamenti di droghe massmediali”.

Gianni Pre, in “Controcorrente”, trimestrale di cultura e arte, n. 14, dicembre 1998

 
“Il suo stile può definirsi figurativo, anche se la ricerca pittorica, espressa con colori vibranti e dove il disegno sembra sfidare la materia pastosa dei pastelli a olio, tende all’astrazione.
….Riferendosi al miti di Dioniso, il pittore vuole infine esprimere la “celebrazione della vita”, dove l’erotismo, “ultima certezza oltre il vuoto dei valori e dell’ipocrisia” è sempre presente”.

Raphaël Dupouy, in “Var Matin- Nice Matin”, 12 aprile 1999

 

“Questo artista milanese (di origini cadorine n.d.r.) presenta in questa rassegna il mito della Pyzia, celebre profetessa d’Apollo a Delfi ai tempi in cui il bacino del Mediterraneo era dominato dall’influenza e dalla cultura della Grecia. La Pyzia ha fornito all’artista un pretesto per continuare un’esperienza pittorica pregnante, con le sue opere ricche di colore e vivacità espressiva. Nella sua ricerca il pittore vuole rappresentare la condizione umana subordinata oggi all’influenza negativa dei mass-media che tendono a uniformare cultura e comportamenti. Un’analisi precisa che si richiama al passato, in epoche dove il destino di interi popoli era condizionato dagli oracoli”.

Valérie Masson, in “Var Matin-Nice Matin”, 1 luglio 1999


“Nell’attuale visione globale della perdita di valori, il linguaggio pittorico di Fossali si sviluppa attraverso una ricerca di composizione/scomposizione degli elementi figurali dell’immagine, per rappresentare un concetto di “immaterialità”, reso con efficacia da un gioco di colori insoliti e seducenti L’artista elabora nella sua Situation una serie di immagini sugli elefanti (specie in via di estinzione), per proporre la questione della loro sopravvivenza: la figura millenaria e possente dell’animale si smaterializza per assumere nuove sembianze, nel suo divenire morfologico e cromatico. A queste immagini si accompagnano simbologie antiche e moderne: la colonna spezzata (la decadenza della civiltà occidentale), il bracconiere (simbolo di morte) che mettono in crisi la sopravvivenza stessa del nostro pianeta”.

Carole Bonnabel, Introduzione al Catalogo della Mostra
“Situations IV - Itinéraire de quatre artistes italiens”

Musée Arts et Histoire di Bormes - Les Mimosas, settembre 2001.
(n.d.r. una visitatrice della mostra dopo l’11 settembre ha commentato:
quelle prévoyance!)

 
“Le sue immagini – cromatiche suggestioni in evocazioni surreali – sembrano oscillare nell’infinito, creandosi e dissolvendosi in un continuo divenire”.
…... “Gino Fossali sosteneva che la base dei temi che affrontava andava ricercata nel confronto tra l’essere e il reale, dove il reale si manifesta attraverso infinite sfaccettature che si presentano nelle proprie ambiguità. L’interpretazione del reale avviene nell’artista a livello dell’inconscio (inconscio però sempre condizionato dalle esperienze che egli stesso matura nell’ambito del proprio vissuto)”.
Giuseppe Possa, in “Controcorrente”, n. 29, ottobre 2003
 

“La tematica e il linguaggio di questo gruppo di lavori si snoda in un gettito di immagini di rara intensità cromatica, che si sfuma e si dilata in un intrico di verdi, di gialli e di viola, che sembrano riemergere dalle spesse cortine dei miti greci per diventare, in un combusto e metaforico processo dialettico, sfingeo traslato dei miti odierni”.
…. “Appare, dunque, evidente che Fossali in questi suoi flussi e riflussi di stregante suggestione visiva ed evocativa, non voleva diventare il cantore anacronistico dei miti arcaici, bensì l’interprete, catarticamente inteso, tra l’onirico e il dissacrante, della nostra nebulosa di caotici eventi, di orge di potere e di sofisticati armamenti di droghe massmediali”.

Gianni Pre in “Controcorrente”, n. 29, ottobre 2003

 
… “In ogni caso, concludendo, Fossali, rifacendosi al mito, ricupera tutta la linfa vitale che circola in esso, e collocando i suoi racconti nel tempo dell’origine, intende pervenire a una rifondazione della vita umana nel segno dell’arte. Egli risveglia così, in nome di un nuovo e completo umanesimo, il senso della religiosità dionisiaca del vivere, della giocosità dell’Eros”.
Franco De Faveri in “Controcorrente”, n. 29, ottobre 2003; vedi anche saggio introduttivo alla Mostra “Dionisiaca”, Galleria Ciovasso, Milano,
ottobre - novembre 2003
 

"Sono dei dipinti che attraggono, che si guardano nella serenità.
Seguite il tratto: corre, breve, vivo, energico, denso, per poi riapparire preciso nella forma perfetta di un piede, nel profilo di una gamba, nel contorno di un corpo. Fauni e ninfe, satiri e baccanti, le cui immagini si indovinano, coperte da colori luminosi, riappaiono sotto il velo della materia che vibra. Il pastello a olio, Gino Fossali lo usava con una tecnica originale, in una maniera magistrale, per: “rendere reale”, come lui diceva, “l’immaginario poetico dello spirito”.

Dal discorso di M.me Myriam Ciano, assessore alla Cultura del Comune di Le Lavandou (Francia) durante l'inaugurazione dell'antologica "Dionisiaca" all'Espace Culturel, il 26 agosto 2004
 

"L’opera grafica, che rappresenta sempre una chiave di lettura significativa del lavoro di un artista, ha in Fossali il ritmo incessante del continuo confronto con l’immagine e con la forma.
Leggere il suo linguaggio attraverso una selezione di disegni confrontati ai pastelli a olio e alle tele ci permette dunque di ricostruire il suo straordinario percorso artistico, con una nuova ricchezza di elementi.
La sua grande e incessante creatività, quasi un bisogno di far uscire dal suo spirito le mille immagini che lo affollavano e spesso lo angosciavano ci ha lasciato un corpus straordinariamente ricco. Il disegno è per Fossali un’attività continua. Disegnava su tutto, continuamente, su qualsiasi pezzo di carta che trovava, quando parlava con gli amici, alle riunioni, al ristorante, o nei viaggi, al mare, o in casa, nel suo atelier. Notare le idee, gli schizzi, i tratti, era per lui quasi una forma indispensabile della sua creatività".

Gabriella Fossali, dal manifesto della mostra di "Du trait à la peinture", tenutasi al Musée di Bormes-les-Mimosas, (Costa azzurra- Var. France), giugno-luglio 2005
 

"Visitare una mostra di Fossali significa entrare in contatto diretto con le sue opere ed immergersi in ognuna di esse. Catturati nella sospensione atemporale del mito, avvolti dalla dimensione fatata del colore e come folgorati dalle forme sfuggenti, si rimane storditi, inebriati. Magicamente una gioia ti assale, che pervade gli occhi e lo spirito e l’effetto sorprendente, per noi spettatori post-moderni, risulta addirittura catartico…...
Frastornati alla fine, dopo la visita, resta impressa nella memoria la dimensione del sogno, la serenità del colore che si oppone e fa da sfondo al dispiegarsi drammatico del mito sullo spazio della tela e che tuttavia la trascende per divenire spazio interiore dello spettatore, spazio dell’anima, spazio dell’aura che tutto circonda".

Anna Amendolagine, Gino Fossali, Miti antichi per l’uomo post-moderno,
Atene, dicembre 2005

 

"Dionisiaco e insieme apollineo dunque, il suo sguardo narrante trova e ricerca le immagini mitiche del nostro antico passato celebrando un’appassionata critica del presente.
E tra le sue mani ecco quindi che l’Olimpo torna a essere la piazza quotidiana dei nostri affanni e delle nostre passioni, specchio trasfigurato e trasfigurante in cui si sciolgono le vicende di un’anima sensibile, inquieta, appassionata come quella del nostro autore, tra luce poetica e verità filosofica, tra metafora e interpretazione esistenziale.
…Per Fossali la pittura è pittura soprattutto quando è testimonianza, quando attesta o suggerisce fatti, circostanze, condizioni che definiscono le sostanze concrete, emotive e fattuali della nostra realtà di uomini e donne. Né consolazioni, né abbellimenti, né fughe estetizzanti: solo per lui una vera tensione e attenzione poetica, un carisma espressivo, capace di traversare i nostri sensi e stimolare le nostre conoscenze imperfette, interrogare le nostre contraddittorie memorie, evocare i nostri limiti e le speranze, le gioie e le delusioni. Farci sentire emozionati. E farci pensare".

Giorgio Seveso, Mito, senso e passione. Il carisma del segno nelle mitologie di Gino Fossali. Milano, 2005 - Catalogo della mostra al Centro Culturale del Comune di Atene, a cura dell’Istituto Italiano di Cultura e dell’Assessorato alla Cultura della città di Atene, novembre 2005
 

“L’interesse per l’uomo, la sensibilità per le problematiche esistenziali e l’attenzione alle vicende  che spesso coinvolgono drammaticamente la storia, costituiscono il sostrato culturale della ricerca artistica di Gino Fossali. Emersi in modo palese nella prima fase della sua vicenda pittorica, improntata ad un realismo di forte impegno sociale, tali fondamenti sono rimasti comunque a sostenere delle paradigmatiche metafore elaborate dall’artista nella seconda e più lunga fase della sua operatività, ispirata alla cultura classica e ai miti dell’antica Grecia, divenendo anzi costanti riferimenti, taciti rimandi, inediti paragoni fra l’allegorica vitalità del mondo antico e la consapevolezza delle ambiguità del nostro tempo”.

“Fine intuizione psicologica, sbrigliata creatività compositiva e raffinato gusto cromatico sono gli elementi con cui (Fossali) ha elaborato un linguaggio tutto suo, ove è possibile rintracciare il transito lieve ed aereo dalla figurazione all’essenzializazione  delle forme, al limite dell’astrazione…”.

Vito Cracas  da L’Elite new 2008 – Dizionario internazionale d’arte,  Artitalia Edizioni, Varese - www.lelite.it
 

“Le opere pittoriche di Gino Fossali popolano un  universo segnico fulgido di cromie brillanti che rimandano alla sapiente creatività dell’ingegno umano e a un animo mai impaurito nell’affrontare la vita con le sue avventure.
L’artista e ancora prima l’uomo, nei suoi espedienti figurativi si è sempre posto alla continua ricerca del meravigliarsi per destare attenzione sulla nervosa dinamica dell’ordito pittorico. Fossali, pur non adoperando il doppio linguaggio figurale e calligrafico,  se non per taluni deboli esempi, tramanda nei suoi dipinti un ricco codice alchemico di iconografie preziose che arricchiscono il mondo delle arti pittoriche. Le forme di Fossali emergono dall’intimo e sono estrema sintesi armonica di giochi ritmici luminosi, quasi fossero rituali sacri che si perpetuano nella quotidianità della vita. Sacrifici corali, adepti di uno spazio indefinito e ricercato, a cui tutti siamo invitati a partecipare lasciando indelebilmente, segnata sulla roccia eterna, l’impronta  dell’ego che perdura nei secoli”.

Antonio D’Amico, in “Arte –Incontro in  Libreria “, n. 59, dicembre-marzo 2008